1 Settembre, 2024

Fra le misure attuabili per ridurre gli agenti inquinanti nell’atmosfera, la ciclo pedonalità è la modalità su cui si punta maggiormente per la tutela dell’ambiente urbano e la vivibilità delle città.
In Italia, le prime norme per la promozione di questa forma di mobilità risalgono agli anni 90. Oggi, in gran parte delle nostre città, sono stati realizzati percorsi stradali utilizzabili dai ciclisti, sia in sede riservata sia per uso promiscuo (con pedoni o con veicoli a motore) e sono stati organizzati molti servizi di bike sharing che mettono a disposizione dei cittadini biciclette acquistate con risorse pubbliche.
L’Europa, da sempre attenta a questi temi, si è impegnata, come è noto, a cofinanziare con il network EuroVelo la realizzazione di ben 14 percorsi ciclabili per 70 mila chilometri attraverso 42 Paesi europei, da Nord a Sud, da Est a Ovest di cui tre attraversano il nostro paese. Eurovelo 5 unisce Londra con il sud dell’Italia, arrivando fino a Brindisi. Eurovelo 7 è uno dei percorsi più lunghi, con più di 7.400 chilometri, da Capo Nord in Norvegia fino all’isola di Malta nel Mediterraneo, passando dalla Sicilia. EuroVelo 8 parte dallo stretto di Gibilterra e attraverso l’Italia del nord, Slovenia, ecc.. arriva a Cipro.
L’iniziativa europea, in un periodo di spending review, è una grande occasione per disporre di risorse certe da dedicare all’obiettivo della sostenibilità della mobilità e per realizzare una rete integrata con percorsi già presenti nel tessuto urbano facilitando così l’uso combinato della bici con gli altri mezzi di trasporto.
I presupposti quindi per immaginare nel prossimo futuro un forte sviluppo della “mobilità dolce” sono concreti, ma, come sappiamo, la creazione di una rete infrastrutturale per quanto perfetta da sola non basta a ridurre l’attrattività di altre forme di spostamenti più comodi.
Da qui l’opportunità di assumere iniziative in grado di influire sui comportamenti posto che i vantaggi economici di un aumento della ciclo pedonalità in termini di riduzione di costi sociali e sanitari sono notevoli.
Ad esempio l’esperienza del Pedibus per lo spostamento casa‐scuola, già attuata in alcune città italiane e premiata dalla Comunità Europea come una delle migliori buone pratiche di mobilità sostenibile, per avere successo dovrebbe essere maggiormente diffusa e soprattutto avere una continuità nel tempo tanto da diventare per i bambini l’unica modalità di spostamento possibile e non essere solo un episodico momento di festa per andare a scuola.
Nell’ambito delle politiche del mobility manager sarebbe, anche, interessante sperimentare nuove forme di incentivazione per quanti si muovono abitualmente a piedi e in bicicletta. Premi in denaro sono stati dati ad esempio in alcuni paesi europei: Norvegia, Belgio, Olanda e Francia.

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