1 Settembre, 2024

 

Federmobilità, sostenere la ciclopedonalità per gli stostamenti in città


Arrivano dalla Sapienza linee guida e un software
per aumentare la sicurezza di pedoni e ciclisti in ambito urbano

 


Roma, 20 marzo 2009. “Individuare degli uffici amministrativi che abbiano come unica missione quella della sicurezza stradale, mettere in campo risorse per la manutenzione delle strade in ambito urbano e sostenere la ciclopedonalità per gli spostamenti in città sotto i 5 chilometri”. E’ questa la ricetta di Federmobilità, l’associazione nazionale degli assessorati italiani ai Trasporti, illustrata questa mattina dal direttore generale, Annita Serio, nell’ambito del workshop organizzato al Cnel “Per una mobilità urbana più sicura e sostenibile”.
Andare in bicicletta nelle città italiane è nove volte più pericoloso rispetto a spostarsi in auto. Camminare a piedi aumenta la possibilità di incidente del 7%. Nel 2007 sono morti 627 pedoni e 354 ciclisti: il 19% del totale. I pedoni feriti sono stati 18.400, i ciclisti 15.100 (il 14% del totale). Anche se il trend della mortalità è in diminuzione (-3% per i ciclisti e – 26% per i pedoni), cresce il numero dei feriti, ma anche di coloro che in città scelgono di muoversi in bicicletta (dal 2% del 2000 all’attuale 5%).
Arriva, quindi, dai ricecatori dell’Università La Sapienza di Roma, coordinati da Luca Persia, docente alla Facoltà di Ingegneria, un “Manuale per la sicurezza degli utenti vulnerabili”. Si tratta di Linee guida e di un nuovo software a sostegno della sicurezza delle ciclopedonalità nelle città. Sulla base di esperienze nazionali e internazionali, il sistema indica alle amministrazioni e ai progettisti le soluzioni migliori per aumentare la sicurezza sia nelle infrastrutture esistenti che in quelli in fase di progettazione.
Maggiore coordinamento delle forze in campo è la richiesta del Cnel. “Più aumenta la crisi economica – ha detto Angelo Sardi, consigliere del Cnel – e più diminiuscono gli incidenti, ma occorre non sottovalutare il tema. Il Piano nazionale della sicurezza stradale ha indicato un maggiore coordinamento dei soggetti interessati, ma l’Osservatorio dei ricecatori, per esempio, è rimasto solo sulla carta”.

 

 

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